lunedì 16 maggio 2016

Notturno ....

Ieri sera mi sono sentita come se tante ali mi accarezzassero tutta, come se le punte delle tue dita avessero bocche che baciavano la mia pelle. Gli atomi del mio corpo sono tuoi e vibrano insieme così che ci amiamo l’un l’altra. Voglio vivere ed essere forte per amarti con tutta la tenerezza che meriti, per darti tutto ciò che c’è di buono in me, così che tu non ti senta più solo. Sento di averti amato da sempre, da prima che tu nascessi, da prima che tu fossi concepito. A volte sento di aver partorito me stessa.
Dal letto su cui sono sdraiata immagino la linea elegante del tuo collo, la raffinatezza del tuo viso, le tue spalle e la tua schiena ampia e forte. Provo ad avvicinarmi a te il più possibile così che possa percepirti, per godere della tua incomparabile carezza, il piacere di toccarti… se non ti tocco, le mie mani, la mia bocca e tutto il mio corpo perdono sensazione. So che devo immaginarti da quando... sono  andata via! Non negarmi gli altri desideri che danno completezza a ciò che provo per te e che può soltanto essere chiamato amore. L'unica cosa che esiste per me in questo momento è che ti amo.
In un mondo migliore senza ipocrisia, stupidità, miseria e tradimento… non abbandonarmi. Tienimi dentro di te, ti imploro. Voglio essere la tua casa, tua madre, la tua donna e tua figlia… Ti amerò dal panorama che vedi, dalle colline del chianti, e dalle nuvole, dal più sottile dei sorrisi e a volte dalla più profonda disperazione, dal tuo sonno creativo, dal tuo piacere profondo o passeggero, dalla tua stessa ombra o dal tuo stesso sangue. Guarderò attraverso la finestra dei tuoi occhi per vedere te.
Da troppo tempo mi sento come se avessi perso tutto, e volevo morire... Per te ho ricominciato a vivere, a scrivere, ad essere felice, a mangiare meglio per essere forte così che tu potessi trovarmi bella, un po’ nel modo in cui ero prima, ma adesso sono di nuovo così triste che non voglio fare niente, non voglio vedere nessuno e ancora una volta sono in uno stato di solitudine che non c’è modo di descrivere.
Non sono sicura che questa sia una lettera d’amore. Ma voglio dirti che tutta me è aperta per te. Da quando mi sono innamorata di te, tutto si è trasformato ed è pieno di bellezza. Voglio darti i colori più belli, voglio baciarti… voglio che i nostri mondi da sogno siano uno solo. Vorrei vedere dai tuoi occhi, sentire dalle tue orecchie, sentire con la tua pelle, baciare con la tua bocca. Per vederti dal di sotto, vorrei essere la tua ombra nata dalla suola del tuo piede, che si estende lungo il terreno su cui cammini… Voglio essere l’acqua che ti lava, la luce che ti dà forma, vorrei che la mia sostanza fosse la tua sostanza, che la tua voce uscisse dalla mia gola così che tu mi accarezzassi da dentro… nel tuo desiderio e nella tua lotta, per una vita migliore, voglio accompagnarti e aiutarti, amarti e nella tua risata trovare la mia gioia. Se a volte soffri, voglio riempirti di tenerezza così che tu ti senta meglio.  Quando avrai  bisogno di me, mi troverai sempre vicino a te... sempre aspettandoti. E vorrei essere leggera e soffusa quando vorrai restare solo. Leggera leggera.
Perdonami se tutte queste cose che ti scrivo ti sembreranno stupide, ma credo che in amore non ci sia né intelligenza né stupidità, l’amore è come un aroma, come una corrente, come pioggia. Lo sai, mio cielo, tu piovi su di me e io, come terra, ti ricevo.
Ti amo

mercoledì 30 luglio 2014

Adamo ed Eva



Estratti dal Diario di Adamo
Tradotti dal manoscritto originale di Mark Twain


Sabato

Dal diario di EVA…..
Ora ho un giorno di vita. Quasi un giorno intero. Sono arrivata ieri. Almeno così mi sembra. E credo sia così, perché se è esistito un giorno-prima-di-ieri, quando quel giorno c'era non c'ero io, altrimenti me ne ricorderei. Naturalmente è possibile che quel giorno ci sia stato e che io non me ne sia accorta.

Benissimo; da ora in poi starò molto attenta e se mai ci saranno dei giorni-prima-di-ieri, ne prenderò nota. La cosa migliore sarà cominciare bene e fare in modo che le mie memorie non si presentino confuse, perché l'istinto mi dice che saranno proprio questi i particolari ai quali un giorno gli storici daranno peso.

Infatti ho la sensazione di essere un esperimento ed è esattamente come un esperimento che mi sembra di sentirmi; sarebbe impossibile, per chiunque, sentirsi un esperimento più di quanto mi ci senta io, così sto per arrivare alla conclusione che è proprio questo quello che SONO - un esperimento; un semplice esperimento, nient'altro di più.
Dunque, se sono un esperimento, è a me che quell'esperimento si riduce? No, non credo; credo che il resto ne sia parte. Io ne sono la parte più importante, ma penso che tutto il resto abbia il suo peso. Forse che la mia posizione è sicura, oppure è mio compito difenderla e averne cura? Probabilmente dovrò averne cura.
L'istinto mi dice che l'attenzione eterna è il prezzo della supremazia. (Per essere giovane come sono, quest'ultima frase mi pare molto intelligente.)

Oggi ogni cosa ha un aspetto migliore di ieri. Nella fretta di mettere un termine al giorno di ieri le montagne erano state abbandonate in uno stato deplorevolmente lacero e era tale la quantità di resti e di macerie che ricopriva una parte dei bassopiani che l'immagine era piuttosto desolante. Opere d'arte di grande nobiltà e bellezza non dovrebbero conoscere la fretta; e non c'è dubbio che questo nuovo mondo è un'opera maestosamente nobile e bella. Senza alcun dubbio è inoltre stupendamente prossimo alla perfezione, per quanto sia da così poco che esiste.
In certi punti ci sono troppe stelle e troppo poche in altri, ma sono sicura che a questo si può porre rimedio in un attimo. La notte scorsa la luna si è liberata, è scivolata verso il basso e è uscita dal disegno - una perdita gravissima; al solo pensarci mi si spezza il cuore. Non esistono un ornamento e una decorazione che possano reggere al suo confronto, tanto è bella e rifinita con cura. La si sarebbe dovuta fissare meglio. Se soltanto potessimo riaverla!

Ma naturalmente nessuno sa dove sia andata a finire. Inoltre, la persona che la troverà, chiunque sia, la nasconderà; lo so perché lo farei anch'io. Penso che sarei capace di essere onesta nei confronti di tutto il resto, ma ormai ho cominciato a rendermi conto che la vena più profonda della mia natura è l'amore per ciò che è bello, una vera e propria passione; sarebbe pericoloso affidarmi la luna di qualcun altro nel caso che quest'ultimo non sapesse che la persona che ne è in possesso sono io. Potrei rinunciare a una luna che avessi trovato alla luce del giorno, perché avrei paura che qualcuno mi avesse vista; ma nel caso la trovassi nel buio sono certa che mi inventerei una qualche scusa per evitare persino di parlarne. Perché adoro le lune, sono così graziose, così romantiche. Come mi piacerebbe che ce ne fossero cinque o sei; non andrei mai a letto; non mi stancherei mai di starmene sdraiata sulla riva muschiosa, con lo sguardo rivolto verso di loro.

Anche le stelle sono belle. Ne vorrei un paio, me le metterei nei capelli. Ma ho la sensazione che non riuscirò mai ad averle. Vi sorprenderebbe scoprire quanto siano lontane, perché non sembrano così distanti. Quando la notte scorsa, per la prima volta, sono apparse, ho provato a tirarne giù qualcuna con un bastone, ma con mia grande sorpresa non sono riuscita a toccarle; poi ho provato con delle zolle di terra, ci ho provato e riprovato tanto da restare, alla fine, senza forze, ma non sono riuscita a colpirne una, mai. Il fatto è che sono mancina e non mi riesce di tirare come si deve. Anche quando prendevo per bene di mira la stella che volevo colpire, colpivo l'altra, sebbene qualche volta ci sia arrivata vicinissima, perché ho visto la macchia nera della zolla penetrare le aureole dorate delle stelle, credo quaranta o cinquanta volte e mancarle per un'inezia; se solo fossi riuscita a resistere appena un po' di più una, forse, sarei riuscita a colpirla.

Così per un po' ho pianto, reazione naturale, credo, per una della mia età, poi, dopo essermi riposata, ho preso un cestino e mi sono incamminata alla volta di un posto, sul bordo estremo del cerchio, là dove le stelle erano vicine alla terra e dove avrei potuto raccoglierle con le mani e sarebbe stato molto meglio così, perché in quel modo avrei potuto coglierle amorevolmente, senza spezzarle. Ma era più lontano di quanto pensassi e alla fine dovetti rinunciarvi; ero stanca al punto da non riuscire a trascinarmi un passo più in là; e avevo un gran male ai piedi.
Non riuscii a ritornare a casa; era molto molto lontana e cominciava a fare freddo; ma trovai delle tigri e mi accoccolai fra di loro, le tigri erano deliziosamente comode e il loro alito dolce e piacevole, perché si nutrono di fragole. Non avevo mai visto una tigre prima di allora, ma in un attimo le riconobbi dalle strisce. Se riuscissi a procurarmi una di quelle pelli, me ne farei un grazioso mantello.

Oggi comincio a capire meglio che cosa siano le distanze. Il desiderio di impossessarmi di tutto ciò che fosse carino era così forte che, come stordita, allungavo la mano per afferrarlo e a volte era troppo lontano, a volte invece, quando era a mezzo palmo da me, avevo la sensazione che fosse a un palmo - e ahimè tra noi c'erano anche delle spine! Mi sono presa una bella lezione e ne ho anche ricavato un assioma, tutto di testa mia il mio primo assioma in assoluto: Dopo che la spina ha lasciato il suo segno, l'Esperimento la teme. Penso che, per essere giovane come sono, sia un gran bell'assioma.

Ieri pomeriggio, da lontano, ho seguito l'altro Esperimento, volevo capire a che cosa potesse servire. Ma non ci sono riuscita. Credo sia un uomo. Non ne avevo mai visto uno, ma quell'essere gli assomigliava. Verso di lui mi rendo conto di provare una curiosità più forte di quella che provo nei confronti di qualsiasi altro rettile. Ammesso che sia un rettile e io credo lo sia; infatti ha capelli arruffati e occhi azzurri e sembra un rettile. Non ha fianchi; ha una forma affusolata come quella di una carota; quando sta in piedi si allarga come un argano, per questo penso sia un rettile, anche se è possibile che sia una questione di struttura.

In un primo momento mi fece paura; tutte le volte che si voltava mi mettevo a correre, perché pensavo che mi avrebbe inseguita, poi, poco alla volta mi resi conto che stava semplicemente cercando di far perdere le proprie tracce, così, da quel momento, non ne ebbi più timore e lo pedinai per parecchie ore, standogli alle spalle, alla distanza di circa dieci metri e questo fatto lo rendeva nervoso, infelice. Alla fine la cosa lo preoccupò parecchio, così si arrampicò su un albero. Per un po' rimasi a aspettare, poi ci rinunciai e tornai a casa.
Oggi si è ripetuta la stessa storia. Ancora una volta sono riuscita a farlo finire sull'albero.

Dal diario di ADAMO…..
Questo nuovo essere dai capelli lunghi è un bell’intoppo.
Ciondola da per tutto e mi segue ovunque. Non mi piace, non sono abituato ad aver compagnia. Vorrei che se ne stesse con gli altri animali. Oggi è nuvoloso, c’è vento di levante; penso che avremo pioggia.... Perché uso il ‘noi’?
Ora mi ricordo – lo usa il nuovo essere.


Domenica

Dal diario di EVA…..
E' ancora lì. Si direbbe che stia riposando. Ma è un trucco: la domenica non è il giorno giusto; è il sabato il giorno destinato al riposo. A me dà l'impressione di essere una creatura alla quale, più che qualsiasi altra attività, interessa il riposo. Dovessi riposare così a lungo, io mi stancherei moltissimo. Solo a starmene seduta a guardare un albero, mi stanco.
Non riesco a capire a che cosa possa servire, quell'essere; non una volta che sia riuscita a vederlo fare qualcosa, una cosa qualsiasi. Ieri sera hanno restituito la luna, ne ho provato una felicità immensa! Penso che si siano comportati molto onestamente.

Poi è riscivolata verso il basso e ancora una volta è caduta fuori, ma non ho provato tristezza; quando si hanno dei vicini simili non c'è di che preoccuparsi; la riporteranno dov'era. Vorrei tanto fare qualcosa che provasse la mia gratitudine. Vorrei fare aver loro delle stelle, perché noi qui ne possediamo fin troppe. Voglio dire io, non noi, perché mi sembra di capire che al rettile cose del genere proprio non interessino.

Ha gusti volgari e non è neppure gentile. Ieri sera, nell'ora del crepuscolo, quando andai a vederlo, era strisciato verso il basso e stava cercando di acchiappare i pesciolini screziati che giocano nello stagno e fui costretta a tirargli addosso delle zolle di terra, per far sì che li lasciasse in pace e se ne tornasse sull'albero. Mi domando se è a questo che quell'essere serve.
Dunque non ha un cuore? Non sente nessuna pietà per quelle minuscole creature? E' possibile che sia stato progettato e costruito perché compisse gesti così poco carini? Ne ha proprio l'aria. Una delle zolle lo colpì dietro l'orecchio e il rettile usò la parola. La cosa mi diede un'eccitazione intensa, perché era la prima volta che in vita mia sentivo la parola venire da un essere che non fossi io. Non lo capii, ma le sue mi sembrarono parole molto eloquenti.

Scoperto che il rettile sapeva parlare, ricominciai a provare interesse nei suoi confronti, perché io adoro parlare. Parlo tutto il giorno, parlo anche nel sonno, e dico cose molto interessanti, ma se solo avessi qualcuno con cui parlare, direi cose ancora più interessanti e non smetterei mai, se solo qualcuno lo volesse.

Se questo rettile è un uomo, allora non è una COSA, vero? Una COSA o ESSO non sarebbero corretti dal punto di vista grammaticale, vero? Dovrebbe essere un EGLI. Sì, penso che sia così. Quindi, se così fosse, è nel modo seguente che l'analisi grammaticale dovrebbe svolgersi: nominativo, EGLI; dativo, LUI; possessivo, SUO. Benissimo, fino a prova contraria, lo considererò un uomo e mi riferirò a lui usando il pronome egli fino al momento in cui egli risulterà essere qualcosa di diverso. Sarà più comodo così, piuttosto che avere tante incertezze.


Martedì

Dal diario di ADAMO…..
Per quanto mi sforzi di impedirla, questa faccenda di dare nomi va avanti ininterrottamente. Avevo trovato un gran bel nome per la tenuta, era musicale e grazioso – GIARDINO DELL’EDEN. In privato continuo a chiamarlo così, ma non posso più farlo in pubblico. Il nuovo essere dice che è tutto boschi e rocce e paesaggi e perciò non somiglia a un giardino.
Dice che sembra un parco e che non somiglia a nient’altro che a un parco. Di conseguenza, senza consultarmi, è stato rinominato PARCO DELLE CASCATE DEL NIAGARA. E per me questo è proprio una prepotenza. E già c’è un cartello: “Non calpestate l’erba” La mia vita non è più felice come una volta.


Mercoledì

Dal diario di ADAMO…..
Mi sono costruito un riparo contro la pioggia, ma non l’ho potuto avere tutto per me. Il nuovo essere ci si è intrufolato. Quando ho tentato di buttarlo fuori ha versato acqua dai fori con cui guarda e se l’è asciugata col dorso delle zampe e ha fatto un rumore come fanno gli altri animali quando sono in difficoltà.

Vorrei che non sapesse parlare; parla in continuazione. Sembra che lo voglia offendere, il povero essere, ma non è questo che voglio dire. Non avevo mai sentito prima la voce umana e ogni suono nuovo e strano che s’insinua qui nel silenzio solenne di questa solitudine da sogno offende le mie orecchie e mi sembra una stonatura. E questo suono nuovo è così vicino, è proprio alle mie spalle, vicino alle mie orecchie, prima da un lato poi dall’altro e io sono abituato soltanto a suoni che sono più o meno distanti.


Venerdì

Dal diario di ADAMO…..
Ho esaminato la grande cascata. È la cosa più bella di tutta la  tenuta, penso. Il nuovo essere la chiama Cascate del Niagara – il perché proprio non lo so. Dice che ha proprio l’aspetto delle Cascate del Niagara. Questa non è una ragione; questa è solo un  capriccio e imbecillità. Non ho alcuna possibilità  di dare io stesso  un nome alle cose: il nuovo essere dà il nome a qualunque cosa  passi prima che io possa oppormi.

E dà sempre la stessa spiegazione – ha proprio l’aspetto del nome che le ha dato. C’è il dodo, ad esempio. Dice che quando uno lo guarda vede immediatamente che “somiglia a un dodo”. E lui dovrà tenersi quel nome, senza dubbio. Mi scoccia irritarmi per questa cosa, comunque non importa. Dodo! Non somiglia a un dodo più di quanto non ci assomigli io.






Sabato

Dal diario di ADAMO…..
Il nuovo essere mangia troppa frutta. Probabilmente noi stiamo per finire le scorte. Ancora quel “noi”; è una parola
dell’essere, beh, anche mia, adesso, a forza di sentirla così spesso. Un bel po’ di nebbia, stamani. Per conto mio, con la nebbia non esco. Il nuovo essere sì. Esce qualsiasi tempo faccia e arranca con i piedi pieni di fango.
E parla.  Prima questo posto era così piacevole e tranquillo.

Domenica

Dal diario di EVA…..
Per tutta la settimana non ho fatto che stargli dietro per cercare di fare amicizia. Visto che era timido, è toccato a me occuparmi delle chiacchiere, ma lui non se ne è risentito. Sembrava gli desse piacere che io fossi lì, ho usato moltissimo il "noi", tanto socializzante, dal momento che l'essere incluso pareva lusingarlo.

Dal diario di ADAMO…..
È passata. Questo giorno sta diventando sempre più insopportabile. Era stato scelto e messo da parte lo scorso Novembre come giorno di riposo.
Già ne avevo sei alla settimana, prima. Stamani ho trovato l’essere che provava a far cadere a colpi di zolla le mele dall’albero proibito.


Lunedì

Dal diario di ADAMO…..
Il nuovo essere dice che il suo nome è Eva. Va bene, non ho obiezioni. Esso dice che serve per chiamarlo quando voglio che arrivi. Gli ho risposto che allora era superfluo. La parola evidentemente mi ha fatto crescere nella sua considerazione ed è certamente una parola tonda e piena e si presta ad essere ripetuta.
Esso dice che non è un ‘esso’ ma una ‘Lei’. Avrei qualche dubbio, comunque per me fa lo stesso, cosa lei sia mi sarebbe indifferente se stesse a conto suo e non parlasse.


Martedì

Dal diario di ADAMO…..
Lei ha disseminato l’intera tenuta di nomi esecrabili e scritte offensive:
Di qua per il gorgo
Da questa parte per l’isola della Capra.
La caverna dei venti da questa parte.
Lei dice che questo parco sarebbe un’ottima struttura turistica estiva, se ci fosse un qualche cliente. Struttura turistica estiva – un’altra delle sue invenzioni – solo parole, senza significato. Cos’è una struttura estiva?
Ma è meglio non chiederglielo, è così fanatica nel dare spiegazioni.


Mercoledì
Dal diario di EVA…..

Ora, quando siamo insieme ci troviamo proprio bene e ogni giorno che passa ci conosciamo un po' di più. Non tenta più di evitarmi, buon segno, e lascia anche capire che gli piace avermi con sé.
Questo fatto a me dà piacere e io mi do un gran da fare per essergli il più utile possibile, così che la sua stima cresca.
Ultimamente mi sono completamente accollata il compito di dare un nome alle cose e il mio gesto lo ha molto sollevato, perché non è troppo dotato sotto questo aspetto e di questo mi è, in maniera evidente, grato.

Non è in grado di farsi venire in mente un solo nome razionale che lo riscatti ai miei occhi, ma io faccio in modo che non si accorga che so di questo suo difetto. Così, ogni volta che appare una nuova creatura, io le do il nome prima ancora che il suo goffo silenzio ne tradisca l'imbarazzo. Così facendo, in diverse occasioni, gli ho risparmiato attimi di difficoltà. Io, quel suo difetto, non ce l'ho.
Nel momento stesso in cui il mio sguardo si posa su un animale, so di che animale si tratta. Non ho bisogno di rifletterci su neppure un attimo; subito mi viene la parola esatta, proprio come per ispirazione, e non c'è dubbio che sia così, perché ho la certezza che un secondo prima quella parola non era dentro di me. Si direbbe che, per sapere di che animale si tratti, la forma di quell'animale e il modo in cui si muove mi siano sufficienti.

Dal diario di Adamo….
Forse non dovrei dimenticare che è giovanissima, nient'altro che una bambina, e essere più indulgente.
Tutto la incuriosisce, la infiamma, Eva è fuoco vivo; per lei il mondo è un oggetto affascinante, pieno di meraviglie, misteri, gioie, quando trova un fiore che non ha mai visto, il piacere che prova la lascia senza parole, sente il bisogno di coccolarlo, di accarezzarlo, di annusarlo, di parlargli e di ricoprirlo di nomi affettuosi.

Dal diario di EVA…..
Quando per la prima volta fece la sua comparsa il dodo lui pensò che si trattasse di una lince. Glielo lessi negli occhi. Ma gli venni in aiuto. E fui molto attenta nel farlo in modo che il suo orgoglio non ne fosse ferito. Con grande semplicità, e come se fossi piacevolmente sorpresa, cominciai a parlare e, senza nemmeno avere l'aria di chi gli stesse fornendo un'importante informazione, dissi: "Guarda, guarda, sembra impossibile, ma quello è un dodo!"

E senza avere per niente l'aria di farlo gli spiegai come ero riuscita a capire che era di un dodo che si trattava. Fu chiaro che era pieno di ammirazione, anche se mi venne il sospetto che si fosse un po' risentito del fatto che io ne conoscessi il nome e lui no. Che mi ammirasse, mi diede molto piacere e prima di addormentarmi quel pensiero mi ritornò alla mente più di una volta, riempiendomi di gioia. E' sufficiente così poco per farci felici quando sentiamo di esserci guadagnata la felicità.


Giovedì

Dal diario di EVA…..
Il mio primo dolore. Ieri mi ha evitata, mi ha anche dato la sensazione che non volesse sentirmi parlare. Non riuscivo a crederci, pensai che ci fosse qualcosa di sbagliato perché a me piaceva tantissimo stare con lui e ascoltarlo parlare e allora com'era possibile che fosse scortese con me che non gli avevo fatto niente?

Ma alla fine sembrò che fosse proprio così, allora mi allontanai e andai a sedermi, tutta sola, nel posto in cui lo vidi per la prima volta, la mattina in cui fummo creati, quando non sapevo che cosa fosse e mi era del tutto indifferente; ora però quel posto era un posto di tristezza, ogni più piccola cosa parlava di lui e avevo il cuore a pezzi. Non riuscii a capire con chiarezza perché fosse così, quella che sentivo infatti era una sensazione nuova, mai provata prima di allora, completamente misteriosa e non riuscivo a spiegarmela.

Ma quando venne la notte non ce la feci a sopportare la solitudine e andai al rifugio che aveva costruito, per chiedergli che cosa avevo fatto che non andava, per sapere come avrei potuto porvi rimedio così da riguadagnarmi la sua dolcezza; ma lui mi cacciò fuori, sotto la pioggia, e quello fu il mio primo dolore.


Venerdì

Dal diario di ADAMO…..
Ha cominciato a supplicarmi di smettere di andare alle Cascate. Che male faccio? Dice che le faccio venire i brividi.
Mi chiedo perché. L’ho sempre fatto – mi è sempre piaciuto tuffarmi e l’eccitazione e il senso di fresco. Pensavo che le Cascate ci fossero per questo. Non se ne può fare altro uso, mi sembra, e devono esser state fatte per qualcosa. Lei dice che sono state fatte solo per scenografia – come il rinoceronte e il mastodonte.

Sono sceso dalle cascate in un barile – ma non le andava bene. Ci sono andato giù in una botte – non andava bene neppure così. Ho nuotato nel gorgo e nelle rapide col costume di foglia di fico. Che si è danneggiato molto. Per cui, noiose lamentele per la mia stravaganza. Qui mi si ostacola in tutto. Ho bisogno di un cambiamento di scena




Sabato

Dal diario di ADAMO…..
Lo scorso Martedì notte sono scappato e ho viaggiato per due giorni, mi sono costruito un altro rifugio, in un luogo nascosto, ed ho cancellato le mie tracce meglio che ho potuto, ma lei mi ha dato la caccia grazie a una bestia che ha addomesticato e che chiama lupo, ed è arrivata facendo ancora quel rumore lamentoso e buttando fuori acqua da quelle cose che usa per guardare. Sono stato costretto a tornare con lei, ma tra un po’ scapperò ancora, non appena mi se ne offrirà l’occasione.

Lei si è messa a fare un sacco di cose stupide: tra le altre, a cercare di capire perché gli animali chiamati leoni e tigri vivono di erba e fiori mentre, così dice lei, il tipo di dentatura che hanno mostra che dovrebbero mangiarsi l’un l’altro. Questa è una cosa stupida, perché per far ciò dovrebbero ammazzarsi a vicenda e questo introdurrebbe quello che, a quanto mi risulta, è chiamato “morte” e la morte, come mi è stato detto, non è ancora entrata nel Parco. Il che, da un certo punto di vista, è un peccato.


Domenica
Dal diario di EVA…..
Adesso è tornato il sereno e sono felice; ma ho passato giorni molto tristi; quando mi riesce, cerco di non di pensarci.
Ho cercato di tirare giù dall'albero qualcuna di quelle mele, per lui, ma non mi riesce di imparare a tirare come si deve. Non ce l'ho fatta ma penso che le mie buone intenzioni gli abbiano dato piacere. Sono mele proibite.
Dice che mi metterò nei guai; ma perché preoccuparmene se è per compiacere lui che vado a finire nei guai?

Dal diario di ADAMO…..
È passata.


Lunedì
Dal diario di ADAMO…..
Credo di aver capito a cosa serve la settimana: per dare il tempo di riposarsi dalle fatiche della domenica. Sembra una
buona idea... Lei è nuovamente salita sull’albero. L’ho fatta scendere a colpi di zolla. Lei ha detto che non c’era nessuno che stava guardando. Sembra considerare questo una giustificazione
sufficiente per provare qualunque tipo di cosa pericolosa.
Gliel’ho detto. La parola ‘giustificazione’ ha suscitato la sua ammirazione - e anche invidia, mi è sembrato. È una bella parola.

Dal diario di EVA…..
Stamattina gli ho detto come mi chiamo, speravo che gli interessasse. Ma non gliene è importato nulla. Strano. Se mi dicesse il suo nome, a me importerebbe. Credo risuonerebbe al mio orecchio più dolce di qualsiasi altro suono.

Dal diario di ADAMO….
Va pazza per i colori: le rocce marroni, la sabbia gialla, le rive muschiose grigie, le foglie verdi, il cielo azzurro; il color perla dell'alba, le ombre viola sulle montagne, le isole d'oro al tramonto che galleggiano su mari cremisi, la pallida luna che veleggia tra brandelli di nuvole, i gioielli stellati che brillano nelle vastità dello spazio - niente di tutto questo, per quanto mi riesce di capire, possiede un pur minimo valore pratico, ma poiché è colorato e ha un aspetto maestoso, questo le basta e lei ci perde il bene dell'intelletto.

Dal diario di EVA…..
Parla pochissimo. Forse perché non è intelligente e gli dispiace e cerca di nasconderlo. E' un gran peccato che faccia così perché che cosa è mai l'intelligenza?
 E' nel cuore che si raccolgono i valori. Come vorrei fargli capire che un cuore sensibile e generoso conta molto, molto di più, e senza quel cuore l'intelletto è ben misera cosa. Anche se parla pochissimo ha un vocabolario notevole.

Stamattina ha usato una parola che mi ha sorpreso per la sua bellezza, ovviamente si è reso conto lui stesso del fatto che si trattasse proprio di una bella parola perché subito dopo l'ha reinserita ben due volte, come per caso. Anche se il trucco non gli è riuscito troppo bene, è stata la dimostrazione che è dotato di una discreta percezione, seme che, se verrà coltivato come si deve, darà senza dubbio buoni frutti.
Ma dove è andato a trovare quella parola? Penso di non averla mai usata.
No, il mio nome non ha provocato in lui il benché minimo interesse. Ho cercato di nascondere la mia delusione ma penso di non esserci riuscita. Mi sono allontanata e sono andata a sedermi sulla riva muschiosa, con i piedi nell'acqua. E' lì che vado quando sento il bisogno di compagnia, di qualcuno da guardare, di qualcuno con cui chiacchierare. Non è che mi basti - quel corpo bianco, grazioso, dipinto nello stagno - e tuttavia è pur sempre qualcosa, e qualcosa è meglio della solitudine totale.

Parla quando parlo io; quando sono triste è triste; mi rincuora con la sua simpatia; dice: "Non essere depressa, povera piccola priva di amici; sarò io la tua amica". E lo è davvero, una buona amica, l'unica che ho; è mia sorella.
E la prima volta che mi abbandonò!
Oh, non lo dimenticherò mai, mai e poi mai. Il cuore mi pesava dentro, come piombo! Dissi: "Era tutto ciò che avevo e ora se ne è andata!".

Al colmo della disperazione, aggiunsi: "Spezzati cuore mio; non sopporto più di vivere!" e nascosi il viso tra le mani, e niente riuscì a sollevarmi. Poi scostai le mani e di lì a poco eccola là, ancora una volta, bianca, luminosa, bella; mi buttai fra le sue braccia.
Fu un momento di felicità completa; avevo conosciuto la felicità prima di allora, ma mai in un modo così intenso, fu un momento di estasi. Da allora in poi le diedi la mia totale fiducia. A volte se ne stava lontana - forse un'ora, forse un'intera giornata, ma io la aspettavo e non avevo nessun dubbio; mi dicevo: "E' impegnata, oppure è partita per un lungo viaggio, ma tornerà".

Ed era vero: ritornò puntualmente. La notte, se era buio, non veniva, perché era un piccolo essere timido; ma quando splendeva la luna, sì. Io non ho paura del buio, ma lei è più giovane di me; è nata dopo. Sono stata da lei più e più volte, per me è il rifugio in cui trovo conforto, nei momenti difficili - che sono sempre più frequenti.


Martedì

Dal diario di EVA…..
Ho lavorato tutta la mattina per apportare miglioramenti alla mia proprietà; gli sono stata lontana di proposito perché speravo che così si sentisse solo e venisse da me. Inutilmente.
A mezzogiorno ho finito la mia giornata di lavoro e per svagarmi mi sono messa a giocherellare con le api e le farfalle, mi sono data alla pazza gioia tra i fìori, quelle creature stupende che rubano al cielo il sorriso di Dio e lo conservano dentro di sé. Li ho raccolti e ne ho intrecciato ghirlande con le quali ho rivestito il mio corpo mentre consumavo il pranzo - mele naturalmente; poi mi sono seduta nell'ombra ad aspettarlo piena di desiderio. Ma non è venuto.

Dal diario di ADAMO….
Se soltanto riuscisse a calmarsi, a stare ferma almeno due minuti di seguito, sarebbe uno spettacolo riposante. Se così fosse penso che mi piacerebbe starla a guardare; anzi sono sicuro che sarebbe così, perché credo di essere sul punto di convincermi che Eva è una creatura piuttosto bella - snella, sottile, ben fatta, dalle linee precise e rotonde, agile, graziosa; una volta stava in piedi su una roccia, la figura bianca come di marmo, inondata di sole, la testa piegata all'indietro e la mano che le faceva schermo agli occhi, stava seguendo il volo di un uccello nel cielo, in quell'occasione dovetti ammettere che era bella.

Dal diario di EVA…..
Ma ha poca importanza. Non sarebbe successo assolutamente niente, perché i fiori non lo interessano. Li chiama robaccia, non li distingue l'uno dall'altro e pensa che sia segno di superiorità pensarla come la pensa lui. Non lo interesso io, non lo interessano i fiori, non lo interessa il cielo ornato di stelle la sera - ma esiste qualcosa che lo interessi oltre ai tuguri che si costruisce per rintanarvisi dentro così da proteggersi dalla buona pioggia che cade pulita; all'infuori dei meloni su cui picchia per vedere se sono maturi; all'infuori dell'uva che controlla grappolo per grappolo; all'infuori della frutta da albero che lui palpeggia per vedere come vanno i suoi possedimenti?

Ho messo un ramoscello secco sulla terra e ho cercato di farci dentro un buco usandone un altro, volevo realizzare un mio piccolo piano ma immediatamente mi sono presa uno spavento terribile. Dal buco si è alzata una pellicola bluastra, trasparente e sottile, ho lasciato cadere tutto e sono scappata. Ho pensato fosse uno spirito e mi sono presa una paura! Poi mi sono guardata alle spalle e lo spirito non mi seguiva; allora mi sono appoggiata a una roccia per riposarmi della corsa, ansimavo e mi tremavano le gambe; ho aspettato che le gambe e le braccia smettessero di tremarmi e ridiventassero salde. Poi, muovendomi cautamente, sono lentamente tornata carponi verso il punto da cui ero fuggita, mi guardavo intorno con circospezione, pronta a scappare se fosse stato il caso; e quando sono stata di nuovo vicina ho spiato da dietro un cespuglio di rose, dopo averne separato i rami - speravo che l'uomo fosse nei paraggi, perché avevo un'aria deliziosamente astuta e graziosa - ma lo spirito era scomparso.
 
Mi sono avvicinata e ecco che nel buco si raccoglieva un briciolo di polvere finissima e rosa. Ci ho messo dentro il dito perché volevo sentirne la consistenza e ho gridato "Ahi!", poi l'ho tirato fuori. E' stato un dolore lacerante. Mi sono messa il dito in bocca; dopo, tra gemiti e saltelli, prima su un piede poi sull'altro, sono riuscita in un attimo ad alleviare la sofferenza; allora ho provato una grande curiosità e ho cominciato a esaminare il tutto.

Mi incuriosiva sapere che cosa fosse la polvere rosa.
All'improvviso me ne è venuto in mente il nome, anche se non l'avevo mai sentito prima di allora. Era FUOCO!
Ne ero certa più di qualsiasi altra cosa al mondo! Per questo, senza esitare gli diedi quel nome - fuoco.

Avevo creato qualcosa che prima non esisteva; alle ricchezze immense del mondo avevo aggiunto qualcosa di nuovo; nel rendermene conto ho sentito orgoglio per l'impresa compiuta e sono stata sul punto di mettermi a correre per cercarlo, per raccontarglielo, nella speranza di salire nella sua stima - ma ci ho pensato su e non l'ho fatto. No - non l'avrebbe interessato. Mi avrebbe chiesto a cosa mai potesse servire e come avrei potuto rispondergli?
Infatti se non fosse servito a nulla e fosse stato bello, semplicemente bello?

Così ho sospirato e non ci sono andata. Perché il mio fuoco non serviva a niente; non serviva a costruire una capanna, non serviva a migliorare la qualità dei meloni, non serviva a accelerare il raccolto; non aveva nessuna utilità, era una sciocchezza, così vana; egli l'avrebbe disprezzato, avrebbe detto parole dure. Ma ai miei occhi quel fuoco non andava disprezzato; ho detto "Fuoco, io ti amo; tu deliziosa creatura rosa sei BELLA - e questo è quanto basta!" e stavo per stringerlo al seno. Ma non l'ho fatto.
 
Poi ne ho ricavato un'altra massima, tutta di testa mia, che però era così simile alla prima da far sospettare che ne fosse un plagio: Dopo che il fuoco l'ha scottato, l'Esperimento lo teme.
Di nuovo ci ho lavorato; e dopo essere riuscita a produrre una quantità discreta di polvere di fuoco, l'ho raccolta dentro una manciata di erba secca marrone, volevo portarla a casa, tenerla sempre con me e giocarci; ma il vento ci ha soffiato sopra con forza, la polvere si è sparsa ovunque intorno e mi ha colpita con violenza ed io l'ho lasciata cadere e mi sono messa a correre.

Quando mi sono girata indietro, lo spirito azzurro era lassù in alto, come una nuvola si allontanava disfacendosi e poi ricomponendosi in volute rotonde; subito pensai a un nome - FUMO! - anche se, lo giuro, non avevo mai sentito la parola fumo prima di allora.  In breve, faville luminose dal colore giallorosso si alzarono tra il fumo e in un attimo diedi loro un nome - FIAMME! - e come se non bastasse il nome era quello giusto, anche se quelle che avevo davanti erano di certo le prime fiamme del mondo.

Salirono sugli alberi e nel loro splendore facevano di tanto in tanto capolino tra le ampie volute del fumo nella cui massa che andava estendendosi e riversandosi quelle fiamme di quando in quando scomparivano; l'entusiasmo e la gioia che ne provai furono tali che non riuscii a fare a meno di battere le mani, ridere, ballare, era tutto così nuovo e strano, così stupendo e bello!

Lui arrivò di corsa, si fermò con gli occhi spalancati, per molti minuti restò senza parole. Poi mi chiese che cosa fosse. Fu un peccato che me lo chiedesse con una domanda così esplicita. Perché naturalmente dovetti rispondergli e lo feci. Gli dissi che si trattava del fuoco. Che gli desse fastidio il fatto che lo sapessi, e che fosse costretto a chiedermelo, non è colpa mia; non avevo nessuna intenzione di innervosirlo. Dopo un momento di silenzio mi chiese:"E come è successo?"
Ancora una domanda esplicita cui bisognava dare una risposta esplicita.
"L'ho fatto io." Il fuoco si stava allontanando sempre di più. Egli si diresse al limite della zona bruciata e guardò a terra a lungo, poi disse: "E questi che cosa sono?" "Carboni!"

Ne raccolse uno per guardarlo da vicino, ma cambiò idea e lo rimise per terra. Poi se ne andò. NIENTE lo interessa.
Ma tutto interessava me. C'era la cenere grigia, morbida, delicata, graziosa - la riconobbi subito. E la brace; riconobbi anche quella. Trovai le mele e ne raccolsi una gran quantità, la cosa mi diede piacere, perché sono molto giovane e ho un buon appetito. Ma ne fui delusa; erano scoppiate tutte e erano rovinate. Così sembrava; ma non era vero; erano migliori di quelle crude. Il fuoco è bello; penso anche che un giorno o l'altro avrà una sua utilità.


Giovedì

Dal diario di ADAMO…..
Lei mi ha detto che è stata fatta da una costola presa dal mio corpo. Questo è per lo meno dubbio, a dir poco. Io non ho perso nessuna costola...Ha dei problemi coll’avvoltoio; dice che l’erba non gli si addice, ha paura di non riuscire ad allevarlo, pensa che sia stato fatto per vivere di carne decomposta. L’avvoltoio deve cavarsela come può con quello che gli viene dato. Non possiamo rivoltare l’intero schema per accontentare l’avvoltoio.

Venerdì
Dal diario di EVA…..
L'ho visto di nuovo, per un attimo, lunedì scorso quando è scesa la notte, ma solo per un attimo. Speravo che lodasse i tentativi che ho fatto per migliorare la proprietà, ci tenevo e mi ero data un gran da fare. Ma non ne fu felice, si girò e se ne andò. C'era anche un altro fatto che lo disturbava: ancora una volta avevo cercato di convincerlo a non ritornare alle Cascate. L'avevo fatto perché il fuoco mi aveva svelato una nuova passione - molto nuova e completamente diversa dall'amore, dal dolore e dalle altre passioni che avevo già scoperto - era la PAURA. E è terribile! - Come vorrei non averla mai scoperta; mi dà momenti di grande tristezza, mi rovina gli istanti felici, mi fa rabbrividire e tremare. Ma non mi riuscì di convincerlo, perché non ha ancora scoperto la paura, e fu per questo che non gli fu possibile capirmi.

Sabato
Dal diario di ADAMO…..
Ieri è caduta nello stagno mentre si stava specchiando, cosa che fa di continuo. Si è quasi soffocata e dice che è stato molto sgradevole. Questo l’ha fatta soffrire per le creature che vivono lì dentro, che lei chiama pesci, perché continua ad affibbiare nomi alle cose che non ne hanno bisogno e che non ti ubbidiscono quando le chiami, il che non la preoccupa affatto, visto che comunque è una tale zuccona; e allora ne ha tirato fuori un mucchio ieri sera e l’ha messi nel mio letto per tenerli caldi, li ho osservati di quando in quando durante il giorno e non posso dire che siano più contenti lì di quanto lo fossero prima, solo sono più tranquilli.
Appena cala la sera li butterò fuori. Non dormirò ancora una volta con loro perché li trovo freddi, mollicci e sgradevoli da sdraiarcisi in mezzo quando uno non ha nulla addosso.


Domenica
Dal diario di ADAMO…..
È passata.



Martedì

Dal diario di ADAMO…..
Adesso se l’è presa con un serpente. Gli altri animali sono contenti, perché faceva sempre degli esperimenti con loro e li infastidiva; anche io sono contento, perché il serpente parla e questo mi dà un po’di tregua.


Martedì - mercoledì - giovedì - e oggi:

Dal diario di EVA…..
…..tutti passati senza vederlo. Non finiscono mai se li si deve passare da soli; eppure è meglio la solitudine piuttosto che non essere ben accetti.


Venerdì
Dal diario di EVA…..
Dovevo ASSOLUTAMENTE trovare compagnia - fa parte della mia natura, penso - così ho fatto amicizia con gli animali. Sono proprio deliziosi, e poi hanno un'indole dolcissima e modi di fare molto educati; non tengono mai il broncio, non ti fanno mai sentire di troppo, ti sorridono e agitano felici la coda se ne hanno una, sono sempre disposti a giocare rotolandosi per terra, a fare delle gite, oppure a seguirti qualsiasi cosa tu proponga loro.
Li considero dei veri gentiluomini. Per tutto questo periodo ci siamo divertiti tantissimo e io non ho mai sentito la solitudine, mai.  Io sola! No, non si direbbe proprio.

Ne ho sempre a nugoli intorno - a volte coprivano fino a quattro o cinque acri - non li si può nemmeno contare; e quando ci si alza in piedi, su una roccia in mezzo a loro e si rivolge lo sguardo tutto intorno, su quella morbida distesa di pelliccia, il colore vivace, la luce, il riflesso del sole la fanno sembrare così chiazzata e schizzata di allegri riflessi, così increspata in superficie dalle strisce del pelo, che ti viene da pensare che si tratti di un lago, solo che sai che non lo è; e una pioggia di uccelli socievoli e un vorticare violento di ali; e quando il sole si posa su quelle superfici di ali in continuo movimento, ne scaturisce un incendio di colori inimmaginabile, quasi da accecarti completamente.

Abbiamo fatto gite lunghissime, e sono stata nei più svariati posti, credo di aver visto il mondo intero, quasi, quindi sono la prima viaggiatrice e anche l'unica. Quando siamo in cammino, la vista è stupenda - non c'è niente al mondo di così bello. Per starmene più comoda salgo in groppa a una tigre oppure a un leopardo, sono morbidi e hanno schiene tornite che si adattano al mio corpo e poi sono animali così carini; per viaggi più lunghi o per ammirare meglio il panorama uso l'elefante. Quando ci devo salire lui mi solleva con la proboscide ma riesco a scendere da sola; quando stiamo per fermarci si siede e io gli scivolo lungo la schiena.

Gli uccelli e gli animali vanno molto d'accordo, e non si azzuffano su niente. Parlano tutti e parlano anche a me, ma deve essere la lingua di un altro paese, perché io non riesco a capire una sola parola di quello che dicono; nonostante questo spesso, quando rispondo loro, mi capiscono, soprattutto il cane e l'elefante. Io ne ho vergogna.
E' la dimostrazione infatti che sono più intelligenti di me, quindi mi sono superiori. Mi dà fastidio perché voglio essere io l'Esperimento più importante e, come se non bastasse, ho tutte le intenzioni di esserlo.
Ho imparato un certo numero di cose ed ora sono una persona che si è fatta una cultura, ma all'inizio non era così.

All'inizio ero una persona ignorante. All'inizio l'esserlo mi dava molto fastidio, perché a forza di guardare e guardare, non avevo mai la prontezza di essere lì, nel momento in cui l'acqua scorreva verso l'alto, ma ora non m'importa. Ho fatto esperimenti su esperimenti e ormai so che l'acqua non scorre mai verso l'alto, se non quando è buio. So che questo accade quando è buio, perché lo stagno non si prosciuga mai; naturalmente succederebbe così se l'acqua non ritornasse nella notte. La cosa migliore è dimostrare ciò che si vuole dimostrare con l'esperimento vero e proprio; è solo così che veramente si capisce; mentre, se si è condizionati da teorie, congetture, ipotesi, non si arriverà mai ad avere una cultura.

Ci sono cose che è IMPOSSIBILE scoprire: ma è impossibile scoprirlo fondandosi su teorie e congetture; no, si deve aver pazienza, si deve continuare a provare fino a scoprire che è impossibile scoprire. E è bellissimo che sia così, in questo modo il mondo è così affascinante. Se non ci fosse niente da scoprire, sarebbe noioso. Anche cercare di scoprire e non scoprire è interessante allo stesso modo che cercare di scoprire e scoprire, non c'è niente di cui io sia più sicura. Il segreto dell'acqua fu un tesoro prezioso fino al giorno in cui non lo capii; in quel momento la mia eccitazione si spense e ebbi la sensazione di una perdita.
 
E' attraverso l'esperimento che so che il legno galleggia, come anche le foglie secche, le penne degli uccelli e molte altre cose; quindi grazie a queste prove tutte insieme capisci che anche la roccia galleggia, ma si deve accettare il fatto che questa è una semplice conoscenza teorica, perché - almeno fino a oggi - non c'è stato modo di dimostrarlo. Ma io ne scoprirò uno - e a quel punto l'eccitazione si spegnerà. Cose come queste mi rattristano; infatti, con il passare del tempo, quando avrò scoperto tutto, non ci sarà più eccitazione e io vado pazza per l'eccitazione!
La notte passata, solo a pensarci, non riuscivo a dormire.

All'inizio non capivo a che cosa ero destinata quando fui creata, ma ora penso di essere stata creata per cercare i segreti di questo mondo meraviglioso, per essere felice e per ringraziare il Creatore per averlo inventato. Credo ci siano ancora molte cose da imparare - me lo auguro; e credo anche che quelle cose dureranno ancora settimane e settimane se io sarò moderata nel farlo e se non mi ci butterò dentro a capofitto.

Cosi almeno spero. Quando uno butta in aria una penna di uccello, la penna svolazza nell'aria, si allontana e poi sparisce dalla nostra vista; poi butti una zolla e la zolla non sparisce. Tutte le volte ritorna a terra. Ci ho provato e riprovato e è così. Sempre. Ma perché le cose vanno così?
Naturalmente NON è che la zolla ritorni, ma perché SEMBRA che così accada? La mia teoria è che sia una illusione ottica. Voglio dire, una delle due lo è. Non so quale delle due lo sia. Potrebbe esserlo per la penna, potrebbe esserlo per la zolla; non so dimostrare quale delle due lo sia, posso solo provare che una delle due è un trucco e lasciare a altri la decisione.
Solo a guardarle, so che le stelle non sono destinate a durare nel tempo. Ne ho viste alcune, tra le più belle, sciogliersi e affondare nel cielo. E se può sciogliersene una, possono sciogliersi tutte; e se tutte possono sciogliersi, è anche possibile che si sciolgano tutte la stessa notte. Arriverà anche quel dispiacere, ne sono certa. Voglio stare in piedi tutte le notti e guardarle fino a quando riuscirò a stare sveglia; mi imprimerò nella memoria quei campi scintillanti così da riuscire a ricreare nell'immaginazione le miriadi deliziose di stelle e restituirle al cielo buio e farle tornare a brillare di nuovo, voglio raddoppiarne il numero attraverso il velo incerto delle lacrime che piangerò man mano che quelle stelle mi saranno sottratte.

Dal diario di ADAMO….
Lei mi dice che il serpente le consiglia di provare il frutto dell’albero e dice che il risultato sarà una grande e bella e nobile conoscenza. Io le ho detto che ci sarebbe anche un altro risultato – avrebbe fatto entrare la morte nel mondo.
È stato un errore – sarebbe stato meglio che mi fossi tenuto il commento per me; le ha solo suggerito un’idea, potrebbe salvare l’avvoltoio malato e dare carne fresca ai depressi leoni e tigri. Io l’ho consigliata di tenersi lontana dall’albero. Mi ha detto che non lo avrebbe fatto.
Prevedo guai. Me ne andrò via.


Lunedì, mezzogiorno

Dal diario di ADAMO….
Se esiste una cosa, sulla faccia della terra, per la quale lei non nutra interesse, sono le cose che piacciono a me. Ci sono animali ai quali io personalmente mi sento indifferente, ma ai quali non è indifferente lei. Non è in grado di fare discriminazioni, le piacciono tutti, pensa che siano dei tesori, uno per uno, ogni nuovo arrivato è il benvenuto; chiunque per la prima volta faccia la sua comparsa tra di noi è il benvenuto.
Quando il brontosauro possente fece a grandi passi irruzione nella nostra vita, lei lo considerò un acquisto, io una calamità; e questo mi sembra un bell'esempio dell'assenza di armonia che pervade le nostre reciproche visioni del mondo. Voleva addomesticarlo. Io volevo fargli omaggio della casa e traslocare.

Lei pensava che trattandolo bene lo si sarebbe potuto rendere docile e sarebbe stato un perfetto cucciolotto di casa; io le dissi che un cucciolo alto sei metri e lungo venticinque non sarebbe stato l'animale ideale da avere intorno, perché, anche se con le intenzioni migliori e senza assolutamente voler far male a nessuno, il cucciolotto avrebbe potuto sedersi sopra la casa e schiacciarla, infatti chiunque, solo a guardarlo negli occhi, sarebbe stato in grado di capire che era un animale distratto.

Nonostante tutto, Eva si era messa in testa di tenere quel mostro, e non c'era modo di farle cambiare idea. Pensava che con il brontosauro avremmo potuto aprire una latteria e voleva che la aiutassi a mungerlo; ma io non volevo; era troppo rischioso, a parte il fatto che il sesso non era quello giusto e che non avevamo neppure una scala. Poi le venne voglia di salirgli in groppa per ammirare il panorama. Come se fosse un albero abbattuto, la coda del brontosauro si allungava sul terreno per dieci, quindici metri, così a Eva venne in mente che avrebbe potuto arrampicarvisi sopra, ma si sbagliava; quando raggiunse il punto più ripido scoprì che era troppo scivoloso e precipitò e si sarebbe fatta male se non ci fossi stato io.

E adesso ne era convinta? No. Non c'è niente che la convinca, se non la dimostrazione; le teorie non sperimentate non fanno per lei e non ne vuole sapere. E' l'atteggiamento giusto, lo ammetto, mi attrae e mi affascina; se stessi più a lungo con lei penso che adotterei quell'atteggiamento anch'io. Bene, sul colosso di cui parlavo, Eva aveva un'ultima teoria: pensava che, se fossimo riusciti a domarlo e a farcelo amico, avremmo potuto sistemarlo sul fiume e usarlo come se fosse un ponte. Scoprimmo che era già più che addomesticato - almeno per quanto lo riguardava - così Eva sperimentò la teoria che aveva formulato, ma la teoria risultò sbagliata; tutte le volte che riusciva a metterlo nel punto giusto del fiume e ritornava a riva per potersi servire di lui per passare dall'altra parte, il brontosauro usciva dall'acqua e la seguiva come se fosse stato un cucciolo gigantesco.
Come d'altronde tutti gli altri animali. Lo fanno tutti con Eva.

Mercoledì

Dal diario di ADAMO….
Ho avuto un periodo di tempo ad alti e bassi. L’altra notte sono fuggito, ho cavalcato un cavallo per tutta la notte alla massima velocità a cui poteva andare, nella speranza di andarmene dal Parco e nascondermi in qualche altro posto prima che cominciassero i guai; ma non doveva succedere.
Un’ora circa dopo il levar del sole, mentre stavo cavalcando in una piana fiorita dove migliaia di animali pascolavano, sonnecchiavano o giocavano l’uno con l’altro secondo il loro estro, all’improvviso eruppero in una tempesta di versi di terrore e in un attimo la piana fu in un’agitazione folle e ciascun animale prese ad assalire il proprio vicino. Sapevo cosa voleva dire – Eva aveva mangiato il frutto e la morte aveva fatto il suo ingresso nel mondo...Le tigri divorarono il mio cavallo, senza prestarmi attenzione quando ordinai loro di smettere, e avrebbero mangiato anche me se fossi rimasto lì, cosa che non feci, perché scappai precipitosamente...
Ho trovato questo posto, fuori dal Parco, ed è stato abbastanza confortevole per qualche giorno, ma lei mi ha scovato.

Mi ha scovato e ha dato il nome di Tonawanda al luogo, dice che gli somiglia proprio. Di fatto non mi è dispiaciuto il suo arrivo, perché ci sono magri frutti qui, e lei ha portato un po’ di quelle mele. Ho dovuto mangiarne,ero così affamato. È stato contro i miei principi, ma trovo che i principi non abbiano valore reale salvo quando uno è ben pasciuto... Lei è arrivata tutta coperta di rami e foglie e quando le ho chiesto cosa significasse quella sciocchezza e li ho tolti strappandoli via, lei ha ridacchiato nervosa ed è arrossita. Non avevo mai visto nessuno ridacchiare e arrossire prima d’ora e mi è sembrato sconveniente e idiota. Lei mi ha detto che avrei capito presto da solo cosa voleva dire.

Aveva ragione. Pure affamato com’ero, misi giù la mela mangiata solo a metà – certo la migliore che avessi mai visto, considerando lo stato avanzato della stagione - e mi coprii di rami e ramoscelli che avevo buttati via e mi rivolsi a lei con severità e le ordinai di andarne a prendere degli altri e di smettere di dare di sé stessa uno spettacolo simile. Lei ubbidì, dopo di che avanzammo quatti, quatti dove c’era stata la battaglia fra le bestie
feroci, ci procurammo delle pelli e le feci realizzare un paio di abiti adatti per le occasioni pubbliche. Non sono comodi,è vero, ma sono eleganti, e questo è quello che importa peri vestiti... Trovo che lei sia una buona compagna. Mi rendo conto che sarei triste e depresso senza di lei ora che ho perso la mia proprietà.
Un’altra cosa: lei dice che ci è stato ordinato di lavorare per vivere d’ora in poi. Lei sarà utile. Io sopraintenderò.


Dieci giorni dopo

Dal diario di ADAMO….
Lei accusa me di essere la causa del nostro disastro! Dice, apparentemente convinta e sincera, che il Serpente l’aveva assicurata che i frutti proibito non erano le mele, ma le castagne. Le ho detto che io allora ero innocente perché non avevo mangiato castagne. Lei mi ha detto che il Serpente l’aveva informata che “castagna” era un termine figurato che indica un vecchio scherzo ammuffito. A sentir ciò sono impallidito, perché ho fatto diversi scherzi per passare il tempo, e qualcuno sarebbe potuto essere di quel tipo, anche se onestamente avevo creduto che fossero nuovi quando li avevo fatti. Lei mi ha chiesto se ne avevo fatto uno proprio nel momento della catastrofe. Sono stato costretto ad ammettere che ne avevo fatto uno per me stesso, anche se non ad alta voce. Era questo.

Pensavo alle Cascate e mi ero detto: “Come è bello vedere quella gran massa d’acqua rovinare giù”. Poi in un secondo mi era passato perla testa un pensiero e lo avevo lasciato librare, dicendo ”Sarebbe parecchio più spettacolare vederla rovinare su” e mi stavo quasi ammazzando dalle risate quando tutta la natura si lasciò andare a guerra e morte e dovetti cercar scampo per sopravvivere.

“Ecco” disse lei, trionfante “è proprio questo, il Serpente ha citato proprio questa battuta, e l’ha chiamata la Prima Castagna e ha detto che aveva la stessa età della creazione.”
Ahimè, sono proprio da biasimare. Se solo non fossi stato spiritoso, oh, se solo non avessi avuto quel pensiero brillante!

Un anno dopo

Dal diario di ADAMO….
Lo abbiamo chiamato Caino. Lei lo ha preso mentre io ero a metter trappole sulle sponde settentrionali dell’Erie; lo ha preso nel boschetto un paio di miglia dalla nostra spelonca – o forse saranno state quattro, lei non ne è sicura. In qualche modo somiglia a noi, e potrebbe essere un nostro parente. Questo è quello che pensa lei, ma secondo me sbaglia. La differenza di dimensioni avvalora la conclusione che sia un tipo di animale nuovo e diverso – un pesce, forse, anche se quando l’ho messo nell’acqua per verificare, è affondato e lei si è tuffata e lo ha afferrato prima che ci fosse l’opportunità che l’esperimento determinasse la cosa. Io continuo a pensare che sia un pesce, ma lei è indifferente a cosa sia e non mi lascia fare delle prove.

Questo non lo capisco. L’arrivo della creatura sembra aver cambiato tutto il suo modo di essere e l’ha resa irragionevole riguardo agli esperimenti. Si occupa più di lui che degli altri animali, ma non sa spiegare il perché. Ha la testa confusa, tutto lo dimostra. Qualche volta tiene il pesce in braccio per mezza nottata, quando si lamenta e vuole andare in acqua. In questi casi le esce acqua dai posti della sua faccia da cui guarda, e dà delle pacche sulla schiena al pesce e fa dei suoni con la bocca per attirarne l’attenzione e rivela dispiacere e sollecitudine in cento modi. Non l’ho mai vista fare così per un altro pesce e questo mi preoccupa molto. Aveva l’abitudine di portare in giro le giovani tigri e ci giocava, prima che perdessimo la nostra proprietà; ma era solo un gioco, con loro non si era mai comportata così quando il loro pranzo non andava bene.


Domenica

Dal diario di ADAMO….
Lei non lavora di Domenica, ma ciondola in giro e le piace che il pesce le si rotoli addosso, e fa un sacco di rumori per divertirlo e fa finta di prendergli a morsi le zampe, cosa che lo fa ridere. Non avevo mai visto prima d’ora un pesce che sapesse ridere. Mi vengono dei dubbi... Sono arrivato ad amare io stesso la Domenica.
Sovrintendere tutta la settimana affatica un corpo un bel po’. Ci dovrebbero essere più Domeniche.
Ai vecchi tempi erano noiose, ma ora sono proprio comode.


Mercoledì

Dal diario di ADAMO….
Non è un pesce. Non riesco proprio a capire cosa sia. Fa dei curiosi rumori diabolici quando non è soddisfatto e dice“guu- guu” quando lo è. Non è uno di noi, perché non cammina; non è un uccello, perché non vola; non è un rospo, perché non salta; non è un serpente, perché non striscia; sono sicuro che non sia un pesce, anche se non posso scoprire se nuoti o no. Se ne sta da una parte, soprattutto sulla schiena, con i piedi all’insù. Non ho visto prima nessun animale fare così.
Le ho detto che credo che sia un enigma, ma lei è solo rimasta ammirata dalla parola senza capirne che tipo di insetto. Se muore, lo metterò da parte per vedere come è fatto. Non ho mai incontrato una cosa che mi lasciasse così perplesso.


Tre mesi dopo

Dal diario di ADAMO….
La perplessità aumenta invece di diminuire. Dormo poco. L’essere ha smesso di starsene da una parte e adesso se ne va in giro a quattro zampe. E tuttavia è diverso dagli altri animali a quattro zampe per il fatto che le zampe anteriori sono insolitamente corte e di conseguenza questo fa sì che la maggior parte della sua persona si erga per aria in maniera scomoda e non è bello da vedere. È fatto in gran parte come noi, ma il suo modo di spostarsi indica che non è della nostra razza. Le corte zampe anteriori e le posteriori lunghe indicano che è della famiglia dei canguri, ma è una grossa variante della specie, dato che i canguri saltano mentre questo non lo fa mai. E tuttavia è una varietà curiosa e interessante e non è stata catalogata prima.

Dato che l’ho scoperto io, mi sono sentito giustificato nell’assicurarmi il riconoscimento della scoperta associando il mio nome al suo, per cui l’ho chiamato Kangaroorum Adamiensis... Doveva essere un esemplare giovane quando è arrivato perché da allora è cresciuto quanto era all’inizio e quando è scontento è capace di fare da ventidue a trentotto volte più rumore di quanto ne faceva all’inizio. La coercizione non può cambiare questo comportamento ma ha l’effetto contrario. Per questo motivo ho smesso di applicarla. Lei ci si riconcilia con la persuasione e dandogli le cose che gli aveva detto in precedenza che non gli avrebbe dato. Come già osservato, non ero a casa quando è arrivato e lei mi ha detto di averlo trovato nel bosco.

Sembra strano che sia l’unico esemplare, ma tuttavia deve essere così perché mi sono dato un bel da fare in tutte le settimane passate cercandone un altro da aggiungere alla mia collezione e per farlo giocare con questo qui perché di sicuro allora sarebbe più tranquillo e sarebbe più facile addomesticarlo. Ma non ne ho trovato alcuno, né resti di alcuno e, ancor più strano, neanche alcuna traccia. Deve vivere per terra, non può alzarsi; perciò, come se la può cavare senza lasciare nemmeno una traccia? Ho messo una dozzina di trappole, ma senza risultato. Ho catturato ogni tipo di animale di piccola taglia eccetto quello; animali che cadono in trappola per semplice curiosità,penso, per vedere che ci fa il latte lì dentro. Non lo hanno mai bevuto.


Tre mesi dopo

Dal diario di ADAMO….
Il canguro continua a crescere, cosa strana che mi lascia perplesso. Non ne ho mai visto uno che ci mettesse tanto a crescere. Adesso ha del pelo sulla testa, non come quello del canguro ma esattamente come i nostri capelli, con la sola differenza che è molto più sottile e soffice e invece di essere nero è rosso. Penso che diventerò pazzo sullo sviluppo capriccioso e tormentato di questa inclassificabile anomalia zoologica. Se ne potessi prendere un altro – ma non c’è speranza; è una nuova varietà ed è l’unico esemplare, è ovvio.

Ma ho catturato un vero canguro e l’ho portato a casa, considerando che questo, essendo solo, avrebbe gradito la compagnia di lui piuttosto che nessuno dei suoi simili,o di un qualche animale di cui potesse sentire la vicinanza, o simpatizzare nella sua condizione di solitario qui tra stranieri che non conoscono i suoi usi e le sue abitudini o cosa fare per farlo sentire tra amici; ma è stato un errore – andò in tali attacchi isterici alla vista del canguro che mi ha convinto che non ne aveva mai visto uno prima.

Mi dispiace per il rumoroso animaletto, ma non c’è niente che possa fare per farlo contento. Se potessi addomesticarlo – ma questo è fuori questione, più ci provo e peggio ci riesco. Mi fa male al cuore vederlo nelle sue piccole tempeste di sofferenza e dolore. Volevo lasciarlo andar via, ma lei non ne ha voluto sentir parlare. Mi è sembrato crudele e non da lei, ma forse può aver ragione. Sarà più solo che mai perché se io stesso non riesco a trovarne un altro,come potrà trovarlo lui?

Cinque mesi dopo

Dal diario di ADAMO….
Non è un canguro. No, perché si tiene in piedi tenendole un dito e così percorre qualche passo sulle zampe posteriori. E poi casca giù. Probabilmente è un qualche tipo di orso, e tuttavia non ha la coda – per ora – e neppure il pelo, eccetto che sulla testa.
Continua a crescere – circostanza curiosa perché gli orsi si sviluppano prima di quanto non faccia lui. Gli orsi sono pericolosi – da dopo la nostra catastrofe – e non mi piacerebbe aver questo che si aggira qui intorno senza museruola. Le ho promesso di portarle un canguro se avesse fatto andar via questo, ma non è servito – penso che lei sia determinata a farci correre qualunque tipo di stupido rischio. Non era così prima di perdere la testa.

Una notte dopo

Dal diario di ADAMO….
Gli ho esaminato la bocca. Non c’è ancora alcun pericolo, ha solo un dente. Non ha ancora la coda. Adesso fa più rumore di quanto ne facesse prima - e soprattutto di notte. Me ne sono andato.
Ma tornerò, di mattina, per la colazione e per vedere se ha altri denti. Se mette su una bocca piena di denti, sarà tempo che se ne vada, coda o non coda, perché un orso non ha bisogno della coda per essere pericoloso.

Quattro mesi dopo

Dal diario di ADAMO….
Sono stato fuori un mese a caccia e a pesca, nella regione che lei chiama Buffalo; non so perché, a meno che non sia perché là non ci sono bufali per niente. Nel frattempo l’orso ha imparato a remigare in giro da solo sulle zampe posteriori, e dice “pa-pa” e “ma-ma”. Di sicuro è una nuova specie. Questa somiglianza delle parole può, certo, essere solo casuale, e può non aver alcun significato, ma anche in questo caso è straordinario ed è una cosa che nessun altro orso sa fare.

Questa imitazione del discorso, messa insieme alla generale assenza di pelo e alla totale assenza di una coda indica che si tratta di un nuovo tipo di orso. Gli studi successivi su di lui saranno eccezionalmente interessanti. Nel frattempo me ne andrò in una spedizione lontana tra le foreste del Nord e farò una ricerca esaustiva. Ce ne deve essere certamente un altro da qualche parte e questo qui sarà meno pericoloso quando avrà un compagno della sua specie. Me ne andrò immediatamente, ma prima metterò la museruola a questo.


Tre mesi dopo

Dal diario di ADAMO….
È stata una caccia estenuante e non ho avuto successo. Nel frattempo, senza muoversi da casa, lei ne ha catturato un altro! Non ho mai visto una fortuna simile. Avrei potuto battere questi boschi per cento anni e non mi sarei mai imbattuto in questa cosa.


Tre mesi dopo

Dal diario di ADAMO….
Ho confrontato il nuovo con quello vecchio, ed è perfettamente chiaro che vengono dalla stessa genia.
Volevo impagliarne uno per la mia collezione ma lei non vuole, per un qualche motivo, così ho abbandonato l’idea, anche se penso che sia un errore. Sarebbe una perdita irreparabile perla scienza se dovessero scomparire.

Quello vecchio è più domestico di prima e sa ridere e parlare come il pappagallo, avendo imparato, senza dubbio, perché sta sempre insieme al pappagallo ed ha sviluppato in sommo grado la facoltà di emulazione. Mi meraviglierei se fosse una nuova specie di pappagallo, ma non devo meravigliarmi perché è stato già qualsiasi altra cosa si potesse pensare, da quei primi giorni in cui era un pesce. Quello nuovo è sgradevole ora come lo era un tempo il vecchio, ha la stessa complessione ‘zolfo e carne cruda’ e la stessa testa curiosa senza pelo. Lei lo chiama Abele.



Dieci anni dopo

Dal diario di ADAMO….
Sono due ragazzi, lo abbiamo scoperto parecchio tempo fa. È stata la loro comparsa in quella forma piccola e immatura che ci ha confuso; non c’eravamo abituati. Ci sono anche delle ragazze adesso. Abele è un bravo ragazzo ma se Caino fosse rimasto un orso sarebbe stato meglio.
Dopo tutti questi anni, mi rendo conto che all’inizio mi ero sbagliato nei confronti di Eva; è meglio vivere fuori dal Giardino con lei che dentro senza di lei. Da principio pensavo che lei parlasse troppo; ma adesso mi dispiacerebbe sentire ammutolire quella voce e vederla uscire dalla mia vita.
Benedetta sia la “castagna” che ci ha portati vicino e mi ha fatto conoscere la bontà del suo cuore e la dolcezza del suo spirito.


Dopo la caduta
Dal diario di EVA…..
Se ci ripenso, il Paradiso Terrestre mi sembra un sogno. Era bello, più che bello, era un incanto; e ora l'ho perso, e non lo rivedrò più.
Ho perso il Paradiso Terrestre, ma ho trovato LUI e ne sono felice. Mi ama con tutte le sue forze; io lo amo con tutta l'intensità della mia natura appassionata, e questa, credo, è una caratteristica della mia giovane età e del mio sesso. Se mi domando perché lo amo, scopro di non saperlo e non mi importa un gran che; per questo credo che il mio genere di amore non sia il prodotto di ragionamenti e statistiche, come l'amore che uno prova per i rettili e gli animali.

Penso che sia proprio così. Certi uccelli li amo per il loro canto; ma Adamo non lo amo per come canta - no, proprio no; anzi, più canta e meno riesco ad accettare che lo faccia. E tuttavia gli chiedo di farlo, perché vorrei imparare ad amare tutto quello che lo interessa. Sono sicura che ce la farò perché all'inizio non potevo sopportarlo, ma adesso sì.
Fa venire la pelle d'oca, ma non importa; posso benissimo abituarmici.
Non è per la sua intelligenza che lo amo - no, proprio no. Non è colpa sua se ha l'intelligenza che si ritrova, è stato Dio a fargliela, non lui;
Adamo è come Dio l'ha fatto, e questo è quanto basta. Aveva i suoi buoni motivi; di QUESTO sono sicura. Con il passare del tempo la sua intelligenza si svilupperà, anche se non tutta d'un botto, credo; e d'altronde non c'è fretta; - va bene così com'è.
Non è per le sue maniere gentili e attente o per la sua delicatezza che lo amo. No, sotto questo punto di vista, ha grandi carenze, ma va bene così, e poi sta facendo dei miglioramenti.
Non è per la sua applicazione costante al lavoro che lo amo - no, proprio no. Credo che lui sia fatto così e non capisco perché me lo voglia nascondere. E' questo il mio unico rammarico. Per il resto ora è schietto e aperto. Sono sicura che, oltre a quello, non mi tiene nessun altro segreto. Mi fa male che abbia un segreto tutto suo, a volte per questo non riesco a dormire, solo a pensarci, ma riuscirò a non pensarci più; quel segreto non riuscirà a sciupare la mia felicità che d'altronde è così grande che quasi trabocca.

Non è per la cultura che ha che lo amo - no, proprio no. E' un autodidatta e, a essere sinceri, sa un'infinità di cose, che però non sono vere.
Non è per la sua galanteria che lo amo - no, proprio no. Mi ha fatto la spia, ma io non gliene voglio; penso che sia una caratteristica del suo sesso, credo, e non è stato lui a creare il suo sesso. Naturalmente io non l'avrei mai fatto, piuttosto sarei morta; ma anche questa è una caratteristica del sesso, e non posso vantarmene, visto che non sono stata io a creare il mio sesso.

E allora quale è mai il motivo per cui lo amo? SEMPLICEMENTE PERCHE' E' MASCHIO, credo.
Sotto sotto è un essere buono e per questo lo amo, ma lo amerei anche se non lo fosse. Se mi picchiasse, se mi maltrattasse, io continuerei ad amarlo. Lo so. E' questione di sesso, credo.
E' forte, è bello e per questo lo amo, e lo ammiro, e ne sono fiera, ma riuscirei ad amarlo anche se queste qualità gli mancassero. Se fosse un uomo senza qualità lo amerei lo stesso; se fosse a pezzi, lo amerei lo stesso; mi ammazzerei di lavoro per lui, mi farei in quattro per aiutarlo e pregherei e starei al suo capezzale, a vegliarlo, fino alla morte.

Sì, penso di amarlo per la semplice ragione che mi appartiene e che è maschio. Non ne esiste altra, mi sembra. Per questo quindi penso che sia vero quello che ho detto fin dall'inizio: che non sono stati né i ragionamenti, né le statistiche a dare vita a questa forma di amore. Semplicemente SUCCEDE - nessuno è in grado di sapere come - e non lo si riesce a spiegare. E non ce n'è bisogno.
E' così che la penso. Ma non sono altro che una giovane donna e sono stata la prima a occuparmi del problema ed è possibile che, dato che non ne so molto e non ne ho una grande esperienza, non abbia capito come stanno le cose per davvero.


Quarant'anni dopo

Dal diario di EVA….
E' mia preghiera e desiderio che le nostre vite finiscano insieme - desiderio che non sparirà mai dalla faccia della terra e che fino alla fine dei tempi vivrà nel cuore di ogni sposa innamorata; quel desiderio avrà il mio nome.

Ma se la vita di uno di noi dovrà per prima arrivare alla sua fine, è mia preghiera che quella vita sia la mia; perché lui è forte, mentre io sono debole, perché io non gli sono indispensabile tanto quanto lui lo è a me - la vita senza di lui non sarebbe vita; come farei a sopportarla? Anche questa mia preghiera è immortale e fino a quando che la mia razza si perpetuerà non smetterà di essere pronunciata. Io sono la prima sposa che sia mai esistita e mi reincarnerò in tutte le spose che verranno, fino all'ultima.


Alla tomba di Eva

ADAMO:
"Ovunque lei sia stata QUELLO era l'Eden."